Antolini G. A., Descrizione del Foro Bonaparte, Co tipi Bodoniani,
Parma 1806.
I disegni relativi sono raccolto nel volume Foro Bonaparte in Milano,
Milano 1806, con 24 tavole su fogli 86 x 56 cm
Alla Maestà di Napoleone Imperatore de francesi e re d'Italia
Sire
Solevano le Arti, offrendosi a Principi, promettere alle onorate imprese
di quelli eterna memoria. Ma vostra Maestà ha mostrati a questo
secolo nell'opere della pace e della guerra tanti esempi d'inaudita grandezza,
che rapiti i viventi e i futuri all'ammirazione unicamente di voi; non
è da sperare alle arti né onore né vita in questa
età o nelle venture, se non quanto all'immortal vostro nome si accompagnino.
Ne solamente per venire fra gli uomini lodate e care si raccomandano a
voi; ma perché da Voi solo e materia degna e possanza pari aver
possono a sublimi concetti. Il che ho provato anch'io, volendo nell'architettura
immaginare alcuna opera di quell'antica dignità, alla quale prima
colle vittorie, poi colle leggi richiamate l'Italia: che alzar monumenti
di magnificenza di ricchezza di sapienza di eleganza di gloria la dove
servitù e terrore con ogni miseria al popolo soprastava, non era
cosa pur da sperare, se la fortuna dell'armi (con esempio unico) non avesse
per virtù vostra sollevati a grande animo felice stato i popoli.
Poiché adunque l'idea del Foro Bonaparte senza di Voi non potrà
dagl'italiani compiersi, ne senza di Voi si poteva da me pensare, non sarà
arroganza che io una cosa vostra vi offerta. Ne temerò che vi sia
ingrata la devozione dell'Artista, il quale come prima tra noi scendeste
ad eccitar le belle speranze che venite adempiendo, sempre adoper l'ingegno
in ornare con monumenti di pubblica riconoscenza le vostre vittorie: ed
ora, divulgando quest'opera, anticipa alle genti non piccolo segno di quanto
sia sopra tutti gli altri felice e glorioso il secolo che da voi di chiamerà.
Umilissimo, Divotissimo e Fedelissimo Suddito Giovanni Antolini
Del Foro Bonaparte
Descrizione Generale
In questo libro diamo i disegni di un'Opera degna (per quanto ci pare)
dell'antica grandezza, e della presente felicità. Quello che la
Grecia eleganza e la Romana magnificenza non vide, avrà Milano (come
speriamo) in un luogo solo ordinatamente disposta ogni maniera di edifizi
che ai comodi e ai diletti di popolosa e fiorente città possono
servire. E a questo luogo aggiungerà il nome immortale di Bonaparte
Augusta, al quale dobbiamo d'aver potuto sorgere a tanto insperata altezza
di pensieri e di prosperità di opere. Poiché avendo Egli
colla Vittoria di Marengo ricuperata l'Italia, volle che Milano godesse
singolar beneficio, atterrando la Fortezza che gli antichi Signori aveano
alzata quasi giogo sul popolo: il quale, com'egli col valore rassicurava
per l'avvenire dell'offese de nemici, liberava colla sua umanità
da ogni timore di molesta dominazione. Per queste gloriose e liete ruine
del Castello di Milano dove è aperto uno spazio ampissimo; al quale
(considerando noi diligentemente) abbiam trovato meglio d'ogni altra convenire
la figura di circolo, che abbia diametro di Braccia Milanesi 1055, ciò
sono metri circa 633.
Il circolo si apre da due parti: l'una guarda la città, là
dove più strade convengono: l'altra è per diametro opposta,
verso la campagna: ed ambe le aperture, onde si entra nel Foro, si allargano
192 braccia Milanesi. Nel giro del circolo(tranne gl'intervalli delle aperture
sono collocati quattordici edifizi pubblici, ai quali si frappongono dodici
colonnati, con magazzini, botteghe, case, giardini privati. Gli edifizi
pubblici sono di tre classi. Della prima facciamo le terme e la Dogana:
alla seconda appartengono la Borsa, Il Teatro, il Pantheon, il Museo: assegniamo
colla terza otto sale alla pubblica istruzione.
Per entro il circolo vogliamo che intorno corra il canal navigabile,
cosa di ornamento e di vantaggio grandissimo. Perciocchè prima n'era
turbato il corso dalle fortificazioni del castello demolito, che non lasciavano
per continuarsi le mura urbane; e le merci, che sul canale si volevano
trasportate trasportare alla porta ora detta di Marengo, o alla Vercellina,
convenivano con grave incomodo, fare il gira quasi di tutta la città.
Alla quale volendo noi provvedere di sicurezza, e dar insieme agevolezza
alla Mercatura, che potrebbe porre la sua principal sede nel Foro, intendiamo
di valerci dell'acqua, che dal Lario esce col nome di Adda pel ramo di
Lecco; e prenderemo l'acqua sopra la pescaia di San Marco; perocché
derivata da luogo inferiore, non avrebbe sufficiente discesa nel Foro:
dove prima vogliamo introdurre questo canale navigatorio nella darsena
della Dogana; poi condurlo parallelo innanzi ai magazzini della mercantanzia;
e per fine congiungerlo all'altro canale, che fa capo vicino al Foro, dal
Lato di porta Vercellina. La qual opera, se sia utilissima , sarà
non meno dilettevole; perché vegeteranno più lietamente gli
alberi, dei quali sarà ombrata la ripa; e di quella frescura e di
quello ombre verrà nuova amenità a questo luogo, che mancando
l'acqua sarebbe tanto meno piacevole; e quando la pubblica allegrezza si
mostrerà con illuminazioni notturne, cresceranno infinita vaghezza
allo spettacolo tanti lumi dall'acqua ripercossi.
Fig.23. G.A.Antolini, Pianta delle Terme per il Foro Bonaparte, 1827 c., Bologna, Biblioteca Comunale dellíArchiginnasio |
Nel mezzo del Foro, quasi centro al circolo, sarà l'edificio
quadrangolo che avanza dall'atterrato castello. Ne si è voluto demolirlo,
per essere di solidezza molto durabile, e di opportunità a parecchi
usi civili: tale che all'Augusto Napoleone parve non disconvenevole domicilio
del Principato. E per verità fu dai Romani e ai Greci frequente
di porre come centro ai loro Fori le Basiliche. Ne temiamo che si offenda
il gusto di quelli cui ragionevolmente dispiacciono inscritte ai cerchi
le figure rettangolari; quando la molta distanza di questa da quelli sembra
che non lasci l'occhio essere scontento: ed inoltre gli estremi di questo
edificio non sono acuti , ma largamente curvati per quattro torrioni rotondi
, ai quali sullo spazzo corrisponderanno quattro insigni monumenti, che
a tutte l'età mostrino l'animo degl'Italiani per lo valore e la
benigna vittoria dell'armi Francesi. Quelli che al cerchio del Foro Bonaparte
usciranno alla campagna avranno incontro un'altra piazza, terminata (verso
il Foro) da un propileo, che è principio alla strada del Sempione.
Fuori della circonferenza rimangono poi altri spazi, nei quali sarà
libero alzare edifizi o piantare giardini, sia pubblici sia privati. E
tanto basti in generale di Quest'opera: la quale desideriamo che riesca
gradita agli Italiani, come in Francia ne fu lodato il concetto; di che
il giornale dell'Arti al numero 126 dell'anno IX ci diede assai cortese
testimonio. La prima tavola mostra il prospetto degli edifizi sopra nominati
nell'interno del Foro, a chi dalla città li riguardi.
Ora passiamo a parlare dei medesimi particolarmente.
Descrizione degli edifici di prima classe nella circonferenza del Foro.
Bagni.
Pianta de bagni.
E prima diremo delle Terme o Bagni, dei quali non è certamente
necessario discorrere l'utilità. Non la negano neppure i tempi moderni,
comechè la trascurino. Gli antichi, dei quali vanamente ammiriamo
la grandezza e la fortuna dimenticandone la saviezza, ebbono in gradissimo
contro i provvedimento e gli esercizi di che il corpo si mantiene sano
e robusto; e furono appo loro di comune uso le Terme, nelle quali posero
tanto incredibile magnificenza, che ad Ammiano parvono più presto
Provincie che parti di città.
Fig. 24. G.A.Antolini, Sezioni del Museo per il Foro Bonaparte 1827 c., Bologna, Biblioteca Comunale dellíArchiginnasio |
Ne appaiono ancora avanzi mirabili di quelle di Caracalla, di Diocleziano,
di Tito, di Livia, di Agrippa, nè di Roma soltanto o in Antiochia
fu assai di sì cospicui ridotti: non mancavano alle più mediocri
città delle provincie; come ne mostra Cecilio Secondo Proconsole
della Bitinia. Non parliamo dell'Italia, dove tuttavia molti luoghi, e
Pompeia disotterrata, ne fanno testimonio. E' fuor di dubbio che Milano
ebbe i suoi bagni pubblici ne contorni di San Lorenzo. E chi voglia dopo
sì lungo intervallo restituire a questa città un tanto giovevole
ornamento, non potrebbe dargli più conveniente luogo che il Foro
Bonaparte. Ma nell'ordinare le Terme non abbiamo dovuto seguire in ogni
parte l'esempio dell'antichità: giacche non ci era proposto di dare
come a spettacolo di erudizione una rappresentanza del fasto Romano; ma
di far cosa ai tempi presenti utile, e così ai moderni costumi non
ripugnante. Vedrete pertanto in questi bagni tal disposizione di edifizio
quale e la comodità e la convenienza dell'uso destinato richieggiono:
troverete quanto a mondare o sanare o rinvigorire il corpo, e ricrear la
mente e ornarla si può desiderare. Dallo spazio del Foro per 17
scaglioni ascenderete all'Atrio; dal quale passerete al Salone, dove la
gente si raguna. Ma nel circuito esteriore sono due porte e due scalette
che nel Salone medesimo vi condurranno, senza obbligarvi a passare per
entro il Foro. Che se le ciance e'l romor del Salone vi noino, potrete
uscirne per tre porte: e vi daranno quieto e profittevole trattenimento
due appartamenti che trovate fuor del Salone dall'una e dall'altra parte
di un peristilio. Ivi biblioteche; ivi strumenti vari di studi e contemplativi
e operosi. Sopra questi appartamenti avranno abitazione fisici e chirurghi,
all'uopo di quelli che alle terme vengono per medicina: troveranno gabinetti
ove riposare coloro che escano da'laconici o sudatorii. Nella parte inferiore
saranno i tiepidarii e frigidarii. Due scalette a chiocciola vi faranno
salire e scendere per tutti i luoghi nominati. Quando poi l'aspettare o
lo studiare nelle biblioteche vi stanchi, un brevissimo passaggio vi conduce
ai sudatorii, sotto i quali stanno gl'ipocausti, dove l'acque si scaldano;
e vi sono acquidocci che diramate le guidano e per tutti i bagni le diffondono:
al fumo di quelle si dà per mezzo il pavimento l'entrata ne sudatorii;
donde lo scaccerete a senso vostro, mediante forame e valvula nella volta.
Gli estremi del peristilio, di fianco ai laconici, son capo di due scale
diritte, per le quali scenderete a un largo spazio, cui da tre lati circondano
i portici, e dal quarto lato le scale, gl'ipocausti, le officine dè
cibi, e una galleria coperta. Questo spazio bislungo sarà diviso
in cinque parti. Nella principale, che sta di fronte al peristilio, facciamo
una grande piscina per iscuola di nuotare. E v'entrino pur senza paura
dei principianti; che a loro sicurezza sono scalette per discendervi, e
il fondo sta in pendio. Altre due parti dello spazio, rispetto alle officine
dè cibi, le prendiamo per distendervi due stadii; nei quali che
cerca alle membra o agilità o vigore, si eserciterà nella
lotta, nel salto, nella corsa, alla palla, alla scherma. E coloro che più
nel riposo che nella fatica trovan diletto, avran piacere di guardar le
fatiche altrui, pianamente passeggiando all'ombra nei viridarii, ai quali
in altre due parti dello spazio già nominato abbiam trovato luogo
fra la piscina e gli stadii. E se non di muovervi lentamente, ne di veder
altri che travagliatamente si muovano, vi piacerà; ma di sedere
godendo pur l'aria libera , e conversare; ponghiamo perciò al di
là della grande piscina un'esedra, che avrà in faccia il
gran peristilio. Dietro l'esedra alziamo due piano con camere pè
serbatoi delle acque fredde, e per coloro che ministrano ai bagni.
Fig.25. G.A.Antolini, Piante del Museo per il Foro Bonaparte 1827 c., Bologna, Biblioteca Comunale dellíArchiginnasio |
Ora che vi abbiamo scorti per questo bislungo spazio siti, e per le cinque parti della medesima, potete ritornare al grande peristilio. Le quattro scale a chiocciola, che vedete partir dalle biblioteche, scendono al piano di due piccoli peristilii. Nel mezzo sì dell'uno che dell'altro ecco due piscine: qui abbiamo voluto che godano il beneficio dè bagnii servi e le ancelle che accompagnano i signori e le dame, cui fortuna permette che più agiatamente in proprie e chiuse stanze si bagnino. E per essi appunto è l'ultimo ricinto di questo edifizio: lo rinchiuggono portici colonnati: e a dirimpetto sono le camere dè bagni. Cinquanta persone potranno ad un tempo liberamente lavarsi: entreranno per altrettanti usci che abbiamo aperti nel portico. Diamo a ciascuno una camera colla vasca, uno stanzino con letto da riposare dopo la bagnatura, uno spogliatoio; in fine ci è l'agiamento. Le acque calde e fredde per docce nascoste nelle muraglie vengono alle vasche o bagnatoie; sopra le quali da due chiavi le prendete a vostro piacere: dalle bagnatoie cadono nelle fogne sottostanti, e sono portate via. Così abbiamo provveduto ai più, che ameranno star soli bagnandosi. Ma saranno alcuni che non ricuseranno la compagnia per amichevole intrinsichezza; la vorranno per gelosia custodia delle fanciulle o le madri o le parenti, e i padri de loro garzoni. A questi sono preparati ne quattro angoli del recinto luoghi opportuini, dove tutto è simile ai cinquanta sopradescritti, salvo che hanno le stanze più larghezza, e le bagnatoie non sono ovali ma tonde. Nel piano terreno sono molt'altri luoghi, che non curiamo di mostrarvi particolarmente: quivi si riporranno legne, stovigli, tante cose, che a tanti usi delle terme bisognano. Ci pare di avervi fornite ogni comodità e piacere che poteste desiderare nei bagni. Ma dove tanta gente d'età di sesso di condizione diversa concorre, bisognano senza dubbio certe discipline, perché ne la quiete ne la decenza si turbi: e saranno prescritte saviamente dall'autorità pubblica. Noi ce ne passiamo; chè troppo è lungi l'ufficio dell'Architettore da quello del Magistrato.
Spaccato dè bagni verso i Laconici.
Fig. 26. G.A.Antolini, Prospetto e sezione del Pantheon per il Foro Bonaparte, 1827 c., Bologna, Biblioteca Comunale dellíArchiginnasio |
Le tavole seguenti vi mostreranno le ortografie delle terme in ciascuna delle parti principali che abbiamo sopra descritte. In questa sezione si vedono le interne parti dei bagni, i portici che stanno innanzi, e i due stadii, e i viridarii, e la grande piscina. In fronte poi appare un lato del grande peristilio, e di sotto la galleria coperta: appresso le due scale, per cui dal piano dè bagni a quello del gran peristilio si ascende: sotto il piano gli ipocausti, e sopra i sudatorii; in fine i luoghi per cibarsi. Più lontano la parte posteriore del Salone; e da entrambi i fianchi alquante delle case private che frapposte sono ai pubblici edifizi nel circuito del Foro.
Spaccato del salone dè Bagni.
Non ci è chiaro che modo tenessero i Greci nello edificare i
loro Bagni. I Romani presero dalle usanze dè Greci le delizie della
vita, e dovettero averli ad esempio nel fabbricare. Ma come in ogni opera
di Architettura andarono lontani da quella greca semplicità, per
seguire una loro fastosa idea di magnificenza; tanto più ne doverono
esser lungi nell'ordinare le terme. Quella che ci avanzano sono dè
tempi imperiali; quando in ogni cosa il lusso strabocchevole prevalse;
e questo lusso è nemico della purità di stile e della vera
eleganza, come ne costumi così nelle arti. Però noi lodiamo
l'acconcia distribuzione delle terme dè Romani, per quello che alle
opportunità dell'uso appartenga; in che si vede che serbarono con
modo costante; nel resto non ci piace d'imitarli. La parte men guasta delle
Terme Diocleziane è la gran Saladi raunamento; quella che ora è
Chiesa della Certosa. Otto grandi colonne di granito sostengono la volta
formata a tre crociate. Ma quel travamento che sopra tutte le colonne riesce,
con tanto ingombro e carico di ornamenti, che danno nell'occhio fatica
senza riposo, a chi può sembrar lodevole o imitabile? A noi no:
e ci piacque una idea più semplice del nostro Salone, il quale nella
forma consentiamo che al Diocleziano somiglia senza colonne. La volta più
naturalmente sorgerà dalle pareti. Degli ornati non vogliamo essere
in tutto miseri ne profusi. Tra loro lo sfarzo Romano e líautorità
di Sparta serbiamo un mezzo decoroso. Lo spaccato rappresenta le interne
parti e voi scoperte quelle che dal bisogno ci furono richieste; e quelle
che al decoro, o al piacere delle genti, o al genio dell'arte concedemmo.
Spaccato dè Bagni verso l'Esedra.
Fig. 27. G.A.Antolini, Piante del Pantheon per il Foro Bonaparte, 1827 c., Bologna, Biblioteca Comunale dellíArchiginnasio |
Di rimpetto al gran peristilio, ai sudatarii, alle stanze per mangiare, s'alza la facciata dell'esedra, che è luogo di conversevole riposo. L'esedra si attiene ai portici e alle mura dè bagni. L'abbiam formata d'un nicchione con sedili d'intorno. I pareti ve li diamo lisci: e non ricusiamo, se v'aggrada, che di sculture si abbellino. Sulla corda del semicircolo ergiamo un gran colonnato, che sarà l'atrio dell'esedra; dal quale dominerete i portici di bagni. La volta è figurata di un quarto di sfera: al che ci ha invitato l'uso costante dè Romani; come l'abbiamo appreso da Palladio da Serlio da Ligorio, e da ogni altro dè più famosi, ai quali fu dato di vedere le terme Romane meno disfatte che ora non sono. A questa volta diamo ornamento di cassettoni; e le facciamo aperta, perché luce v'entri copiosa.
Facciata dè Bagni.
Nel più basso piano del Foro comincia la grande scalea che finisce
all'atrio. Le sorgono à fianchi due cortine, che negli estremi hanno
dalla scultura simboleggiati due fiumi Olona e Ticino. Quanto ha di altezza
la scalea, tanto hanno i pubblici e privati magazzini circolanti il Foro.
E quest'altezza è basamento generale, sovra cui la facciata s'innalza:
la quale è di un gran muro, con ossame di grosse pietre, ricinta
di cornici, ove sta bene, e di cortecce ad opera reticolata. Per mezzo
la facciata è il principale ingresso dell'Atrio, con doppio colonnato
di sei colonne per fronte, e travamento alla greca: questo si alza sin
dove la volta dell'atrio s'imposta. E la volta di fuori aperta fa campo
ad un groppo di scultura. Nettuno sul carro tirato dà cavalli marini
simbolizzanti l'acqua, che a questo edificio dà principalmente nome
ed uso. All'uno e all'altro delle colonne avrà il muro in contrasto
due tavole (sian di marmo o di bronzo) che con incise note avvertiranno
la gente che ai bagni verrà quale disciplina sia prescritta, tutta
la fronte è coronata di cornici e di fregio, che si adornano di
simboli. A fianche delle terme s'aggiungono i minoro colonnati, che stanni
innanzi alle botteghe e case private.
Fig. 28. G.A.Antolini, Sezioni del Teatro per il Foro Bonaparte, 1827 c., Bologna, Biblioteca Comunale dellíArchiginnasio |
Descrizione degli edifici pubblici di seconda classe.
La borsa.
Pianta della Borsa.
Tanti sono i vantaggi alla nazione e al Principato recati dal commercio,
che favorirlo ed onorarlo d'ogni maniera possibile pare argomento di felicità
pubblica e di regale sapienza. Coloro che procurano il commercio deono
avere un luogo, dove ne giorni e nelle ore destinate convengono a trattare
negozi: e questo luogo, insino ai nostri tempi, manca a Milano, che pure
è copiosa e splendida di opulente mercatura. Noi perciò nel
Foro, dove tanti piaceri e tanti comodi invitano la moltitudine, vogliamo
che abbiano opportunità di ragunarsi per le bisogne loro i mercanti:
e destiniamo al commercio più agiata sede e più magnifica
di quella che abbia in Genova, o in Firenze, o in Ancona, o in Venezia,
o in verun'altra parte d'Italia: e la ponghiamo accanto la Dogana. Di che
le merci, pagato il debito al Principe, passeranno con poca fatica al centro
dè traffichi: al quale diamo il nome di Borsa: comechè d'origine
straniera, desiderando pur che l'Italia la fornisca di proprio vocabolo.
All'atrio della Borsa si viene per ampia scalea, che dal piano del Foro
monta a quello dè portici: e per l'atrio si entra nel vasto salone,
cui stanno a lati gallerie e camere; una tribuna in fine ha cinque parte
ad uguale distanze che sono ingresso ad altrettanti Uffici di Notai, per
le scalette a chiocciola scendono ai magazzini nel piano del terreno, e
montano sopra, là dove gli archivi si ripongono, ed abita il custode.
Spaccato della Borsa.
Un edificio dedicato alle ricchezza pubblica debbe avere magnifica
vista. Però non fummo scarsi degli ornamenti che l'arti nostre possano
dare: e si vede nello spaccato interno della gran sala di ragunamento,
la quale è mezzo la Borsa. Le altre parti meno cospicue son anche
meno adorne, perché la principale meglio appaia.
Descrizione della Dogana.
Pianta della Dogana.
Al tesoro pubblico non isgorgano forse di più copiosa vena le
ricchezze che della Dogana: ed ella è comune emporio delle merci
che le interne parti dello stato e l'esterne regioni mandano. Milano le
riceve per via di terre e d'acqua; il che a poche città è
dato: quivi dalla Francia molte ne vengono, e dagli Svizzeri e dai Grigioni
molte, e in copia ancor dall'Alemagna; le quali il canal di Martesana e
il Ticinese trasportano. Ambo i canali non altrove che in questo Foro da
noi disegnato possono concorrere: qui però ci sembra opportunissimo
luogo alla dogana da sì opulenta e commerzievole città. Vendendo
l'altre doganelle, e facendo risparmio in parecchie amministrazioni avrà
il Comune di che notare la nuova Dogana. E questa ponghiamo in faccia alle
terme; talché si corrispondano i due maggiori edifizi di pubblica
ragione. In quella parte che riguarda l'esterno del Foro scaviamo un seno
alla Darsena. A questa per lo canale della Martesana guidiamo l'acqua,
che si deriverà di sopra della pescaia di San Marco: dalla Darsena
la facciamo uscire nell'interno canale del Foro; e per tutto il giro la
conduciamo alle terme: quindi si scarica nel canale che da porta Vercellina
si accosta all'esteriore perimetro del Foro. Il canale navigabile entra
nella Darsena sotto un ponte, col quale congiungiamo le strade di fuori,
e sostenghiamo una sbarra, che al venire e partire delle merci dà
ordine e misura. Gli edifici all'imboccatura della Darsena di qua e di
là sono per abitarvi gli Uffiziali delle gabelle e della Polizia.
E dietro stanno i magazzini per le merci. Abbiam preparato ricovero dalla
pioggia alle barche da mercanzia; alle quali fia lieve dalla Darsena scorrere
per lo stesso piano i magazzini, e ricoverarsi in quà voltoni; di
che ci lasciarono esempio Claudio e Trajiano Cesari, nel porto d'Ostia
alla foce di Tevere.
Fig. 29. G.A.Antolini, Piante del Teatro per il Foro Bonaparte, 1827 c., Bologna, Biblioteca Comunale dellíArchiginnasio |
Dopo i magazzini sono due portici; che danno entrata nelle camere interne dè gabellieri; e li guardano dalla pioggia quando vogliono riconoscere le mercanzie. A caricarle poi e scaricarle dà luogo la strada che interiormente circonda la Darsena. L'edificio rettangolo che a quella si attiene, e si volge al Foro, comprende il grand'emporio; i magazzini sotto e sopra; e per ministri delle gabelle stanze di sopra ad abitare, di sotto ad esercitarvi gli uffizi loro.
Spaccato della Dogana.
Questa sezione, che abbiamo delineato sulla lunghezza di mezzo della
Dogana, vi mostra il canal navigatorio che mette nella Darsena coperto
dal ponte; i voltoni a ricovero delle barche; le scalette dal piano dell'acqua
al piano dei magazzini; una delle due fronti delle stanze pei gabellieri
e ministri di polizia, i magazzini; uno dei portici dove i doganieri esplorano
le merci introdotte; la parte interna del grand'emporio e dei magazzini
di sopra; il passaggio del canal navigabile dalla Darsena al Foro; e uno
dè ponti che al Foro congiungono la Dogana.
Fig.30. G.A.Antolini, Spaccato delle sale di Pubblica Istruzione per il Foro Bonaparte, 1827 c., Bologna, Biblioteca Comunale dellíArchiginnasio |
Facciata della Dogana.
La facciata della Dogana rassembra in tutte le parti architettoniche
quella delle terme. V'é differenza solo degli ornati, in quanto
a ciascuno dei due edifici convengono le sue proprie allegorie.
Il teatro
Pianta del Teatro
Se per molti argomenti si è potuto comprendere l'attinenza dei
pubblici costumi alle arti, e come alla dissoluzione di quelli consegua
il dicadimento di queste; ciò si fa manifesto ne teatri; bella invenzione,
e degna di popolo possente e ricco e civile e voglioso di nobili piaceri;
dove i ludibri delle regge o delle famiglie si rappresentarono dapprima
non tanto a sollazzo quanto a documento della vita. Perciò a poter
bene vedere e bene ascoltare ebbero principale intendimento quelli che
fabbricarono luoghi a scenici spettacoli. Ma poiché a poter ben
vedere e bene ascoltare. Ma poiché d'utile diletto venne sazietà,
e ne teatri si cercò non la censura, piuttosto l'esempio e la licenza
de vizi; anche la teatrale Architettura fu corrotta e vergognosamente difformata.
Si abbandonò l'ordine mostrato da Greci e da Romani, e nella fortunata
ristaurazione delle lettere e delle arti ripreso. Allora si videro quelle
file di stanzini sovrapposti gli uni agli altri, che noi chiamiamo palchetti.
Dicesi che delle nuova foggia primo fosse il Teatro di San Grisostomo in
Venezia nel Secolo XVII: e nella città medesima ebbero simil forma
gli altri dappoi: la quale nel Teatro di Tordinona in Roma e in quel di
Fano fu imitata; e ora dappertutto si trova, se non che Londra e Madrid
ritengon misto al moderno uso in parte l'antico. Noi però tenendo
la mente al savio proposito che l'antichità ordinatrice dè
teatri ebbe di ammaestrare il popolo dilettando, crediamo che sia da severamente
bandire tutto ciò di che l'attenzione si turba; ne ci consente l'animo
di voler edificare qui palchetti dove il frastuono di oziose ciance si
annida. La modestia e l'attenzione, che ad uno spettacolo quasi di civile
scuola si dee, tanto sarà meglio serbata dove ciascuno da tutti
puot'essere veduto; e dove, quand'anche non fosse l'occhio dè Magistrati,
il pubblico aspetto impone la verecondia. Ne le festevoli donne avranno
a dolersi d'essere per noi snidate di quelle quasi gabbie, in che si stavano
rinchiuse e mezzo celate; se, come le spose e le donzelle di Atene e di
Roma collocate in gradi ordinatamente intorno sorgenti, faranno le bellezze
e le grazie della persona più universalmente cospicue. E l'Architettura
potrà lodarsi di un Teatro, in cui la ragione e la magnificenza
dell'arte si mostrerà: e l'occhio e la mente si appagheranno di
vedere appoggiarsi a vera e manifesta solidità una tanto ampia e
ardita volta di quanta gli uditorii dè nostri teatri si cuoprono.
L'atrio di questo Teatro si congiunge al piano del Foro per una scala spaziosa.
Ne canti dell'atrio si distribuiscono le tessere per l'ingresso. S'entra
per due grandi porte in due vaste gallerie; e da quelle in due salotti.
Alla dritta del salotto sinistro, e alla mancina del destro è l'entrata
all'orchestra, e a primi gradi del teatro. Chi vien nell'uno o nell'altro
dei salotti si trova in cospetto una porta, che dall'uno o l'altro conduce
ad un corridoio, lungo il quale sono luoghi di ritiro, guardarobe, stanza
per le guardie, scale per discendere al terreno, e salire ai piano di sopra.
Fig.31. G.A.Antolini, Piante delle sale di Pubblica Istruzione per il Foro Bonaparte, 1827 c., Bologna, Biblioteca Comunale dellíArchiginnasio |
Ma lasciando questi luoghi a destra o a sinistra, e inoltrando, si arriva all'ambulacro, che ad uso di ridotto già dietro le gradora, sotto le quali stanno botteghe. Montando le scale d'ambo le parti si viene alla loggia, cui vanno similmente intorno gli scaglioni. Hanno proprio seggio i Capi della città e della milizia, al quale si congiungono due gallerie e due salotti. Sopra il vestibulo è una sala per li dipintori delle scene. Le scale, che dicemmo, salendo tuttavia conducono all'interna loggia del Teatro; nella quale una moltitudine di spettatori possono affacciarsi nelle lunette della volta fatta a sembiante di velario. I greci e i Romani ci superarono in quella parte del Teatro che riceve gli spettatori: ma credo che noi abbiamo vantaggio da loro nell'ornare la scena; intorno la quale m'è piaciuto seguitar piuttosto le moderne usanze. Al nostro Teatro non sarà tolta la luce del Sole: di che, oltre a'notturni spettacoli, potranno farvisi diurne ragunanze o per musica, o per disputazioni di scienze, o sperimenti di fisica, o per qual altro argomento si voglia. La sala dell'uditorio ha di corda 32 braccia Milanesi; ciò sono palmi romani 85; piedi Francesi 64: nella quale e nelle logge dei due piani cape 1500 persone.
Spaccato del Teatro per lungo.
Questa sezione mostra la salita dal Foro all'atrio; l'interno dell'atrio;
la scena, l'orchestra, le gradora; il ridotto, le botteghe; la loggia inferiore
e la superiore; il salone per li pittori; e i sotterranei, dove sono le
macchine che servono alle scene.
Spaccato del Teatro per largo.
In questa sezione si vedono le gallerie sotto e sopra; l'interno verso
la loggia e i gradi; la volta a lunette, che tutte al centro si conducono
a guisa di velario, in fine i sotterranei.
Fig.32. G.A.Antolini, Monumento a Napoleone Bonaparte per il Foro Bonaparte, 1827 c., Bologna, Biblioteca Comunale dellíArchiginnasio |
Pianta del Pantheon.
Non è tanto felice ne gloriosa una città per edifizi
splendidi, per copiose ricchezze, per festevoli pompe, quanto per uomini
grandi ed esempi di generose virtù. Ma per che queste non altrove
sorgono più volentieri che dove son meglio onorate, degno è
che ogni studio si ponga in far onore a quegl'uomini i quali vivendo meritarono
fama. Però ci è sembrato conveniente che i nomi loro abbiano
memoria durevole e quasi culto glorioso in quel luogo ove più la
civiltà e la prosperai un tempio.
E per questa ragione alziamo nel Foro alla fama degli Eroi un tempio;
al quale ci consigliamo di dar nome di Panteon, per quella sentenza di
un antico savio, che disse gli uomini sommi esser quasi mortali Iddii.
Dalla medesima sapienza antica ne viene ricordato che gli onori fatti ai
passati debbiano tornare in ammaestramento ed invito di ben operare ai
viventi: secondo il quale avviso Marco Marcello edificò in Roma
un tempio all'Onore, e lo congiunse al tempio che fabbricò alla
virtù, di modo che per questo si dovesse in quello entrare. Così
noi vogliamo che nel nostro Panteon gli Eroi, che ivi ricevono dalla Patria
il debito culto, invitano i generosi spiriti dè buon cittadini a
meritare altrettanto; e tutti gli ornamenti di questo luogo lo facciano
scuola di magnanime azioni. Starà nel centro l'ara della Virtù:
a quello mireranno, a quello cercheranno di accostarsi, e saranno qual
più qual meno vicini i simulacri dei principali Eroi, guidandoli
al santo altare il Merito e la Giustizia. A compier questa idea, avrà
il Panteon figura di circolo: e sulla circonferenza, per entro a tanti
mezzi cerchi, saranno con vario ordine disposte l'effige scolpite dè
grandi uomini. In un precinto più lontano dal centro, con busti,
vasi, ceppi, iscrizioni si farà viva la rimembranza dé fatti
ch'ebbero grido minore di fama, quantunque degni di non tacersi. A questo
tempio di Onore e Virtù andremo dal Foro similmente per ampia scala:
e passando per l'atrio verremo alla Rotonda, la quale in otto nicchioni
eguali partiranno otto pilastri. Due scale nei canti ci condurranno ai
sotterranei, e alle gallerie di ordine Corintio sovrapposte all'ambulacro,
di qualità che la gente possa in quelle affacciarsi alle feste quando
si celebreranno le memorie e le speranze care alla Patria. Quelli che conoscono
l'arte, e le più famose opere di quella, si accorgeranno facilmente,
che immaginando noi questo Panteon ci stesse innanzi all'animo il tempio
di San Vitale di Ravenna; ma non ci piacquero alcune parti di quell'Architettura,
che poteva meno dispiacere al secolo di Giustiniano.
Spaccato del Panteon.
Questa sezione rappresenta il salire dal Foro all'Atrio; l'interno
dell'Atrio; della rotonda, degli ambulacri. La parte principale del Panteon
sovra base circolare si alza fino al sommo della volta semisferica. I nicchioni
e i piloni procedono parimente da terra sino all'imposta della gran volta,
per sostenerla: e i nicchioni sono partiti in tre altezze; quella che si
appoggia al piano tutta liscia, è campo alle statue; sì che
nulla confonde l'occhio i loro contorni. La seconda altezza che comincia
sulla prima, è formata dalle gallerie, le quali si abbelliscono
di colonne Corintie. La terza è composta dÖ mezzi cappelli, ai quali
fanno ornamento conchiglie grandiose e semplici. Ne rimangono inornati
i triangoli fra nicchioni, per la Vittoria, la Fama, e simil figure di
basso rilievo. Comportiamo la volta in cassettoni, con entro teste o mezzo
rilevate o dipinte (in vece di rosoni) che indichino la deificazione degli
Eroi. Tutto il sito per un lume dall'alto della cupola si rischiar.
Facciata del Panteon.
La facciata del Panteon è semplice: un gran muro, senza ornamento,
coronato dal cornicione del tetto. Spicca un sistilo greco, che sovra larga
scalea s'innalza ben compartito e saldo. E tale facciata (se togli la cupola)
hanno egualmente il Teatro, il Museo, la Borsa.
Descrizione del Museo
Pianta del Museo
Il Museo è l'ultimo degli edifizi pubblici di seconda classe
del Foro. Furono in tanta riverenza appo gli antichi le arti e le scienze,
che la invenzione di quella parve singolar dono dè Numi: e considerato
che tutte hanno attinenza fra loro, e che il concetto di esse si forma
nella mente per provare e rimembrare di molte cose feconda, poi la emulazione
lo schiude e lo nutre; síimmagina che le deità trovatrici delle
arti fossero per comune origine sorelle, e dal padre degli dii generate,
da Mnemosina ed Antiopa avessero nascimento. Nel Foro Bonaparte, che dee
contenere ogni esempio della felicità e della saviezza del Secolo,
degno è che abbian pubblico onore le Muse; e che un Museo o pubblico
domicilio sia dato alle arti, dalle quali viene ogni ornamento e ogni bel
diletto al viver civile. Degno è che i monumenti delle arti, dalle
quali viene ogni ornamento e ogni bel diletto al viver civile. Degno è
che i monumenti della arti e delle scienze ivi alla comune vista continuamente
proposti mantengano l'amore della eccellenza loro; ed insieme facciano
investigare quello di che si potrebbono accrescere o in vaghezza o in utilità.
Il Museo pertanto accoglierà tutto quello che le arti del disegno,
e le meccaniche, e le scienze sperimentatrici, e lo studio della natura
e della vetusta istoria han trovato e prodotto di più riguardevole.
Un atrio sta innanzi la gran sala, nella quale si veggono in ordine collocate
statue, groppi, busti, iscrizioni, bassi rilievi. A lati della medesima
due gallerie e due salotti: da una parte dipinti di figure, di paesi ec.,
dall'altra disegni d'architettura civile e militare, di macchine ec. Le
gallerie circolari di sotto e di sopra conterranno materie di storia naturale
distribuite secondo le proprie classi; medaglie , e manoscritti antichi.
Sul piano del terreno saranno cippi, urne, vasi cinerari, sarcofaghi, magazzini.
Spaccato del Museo
Qui si vede le principali parti dell'interno: il salire dal Foro all'atrio,
il passare dall'atrio alla gran sala, e da questa alle gallerie e salotti
della pinacoteca: si vedono le due gallerie circolari l'inferiore la superiore:
finalmente sopra l'atrio l'abitar del custode.
Pubblici edifizi di terza classe nella circonferenza del foro
Sale di pubblica istruzione.
Poiché la città di Milano è partita in otto rioni,
abbiamo a ciascuno di essi destinato una sala di pubblico ammaestramento
nel Foro. La pianta di queste otto sale ha, siccome ne teatri, due parti
principali; una è luogo della scena, l'altra degli uditori. In quella
un gran nicchione sovra piano che sorge, d'onde si parte la voce ad ammaestrare
la moltitudine: la quale, perché agiatamente possa ascoltare, sederà
distribuita su i gradi nella seconda parte. Innanzi a ciascuna di queste
sale è un atrio ed un vestibolo; dai lati due gallerie, dove il
popolo senza calcarsi passerà, condotto alla sala da tutte le bande,
per tante scale che dan luogo entrare ed uscire.
Spaccato delle otto sale.
Tutte sono uguali: però vale per tutte l'esempio d'una. E qui
si mostra l'interno delle parti essenziali, che sono sulla linea dal piano
del foro sino alla parte posteriore: cioè la scalea, l'atrio, il
vestibolo. Conviene a questo edifizio appagarsi di una grave semplicità,
e ricusare ogni non necessario adornamento.
Facciata delle otto Sale.
Gli scaglioni dal Foro montano all'Atrio per diversi rami. S'alza un
muro con arcone coronato d'una cornice, sopra la quale è un cappello
a coprir l'atrio. E questa è la facciata delle otto sale, onde si
compie il numero dè quattordici edifizi di ragion pubblica nel Foro.
Dodici colonnati con private abitazioni.
I piaceri e gli affari, che abbiamo sinora narrati, chiameranno molta
gente al Foro, di guisa però che talora frequenza di popolo vi fia,
e talora solitudine. In oltre i quattordici edifizi pubblici fin qui descritti,
le Terme, la Dogana, la Borsa, il Teatro, Il Panteon, il Museo, e le otto
sale di pubblico insegnamento, sono quasi membra grandi d'un corpo grandissimo;
le quali addimandano d'essere non solamente con varietà e vaghezza
di euritmia distribuite, ma voglion pure acconciamente giugnersi insieme,
a formare un intiero e perfetto corpo. Ne questo si vuol lasciare senza
vita; la quale par che sia continuato uso di parte almeno delle membra.
Così fatta intenzione ci è diviso di compiere giungendo insieme
i quattro edifizi pubblici con dodici colonnati, ai quali si attengono
botteghe e case private: di che si compone un tutto, per forme e per grandezze
vario, ma uno per proprietà di stile architettonico. E questi casamenti,
dove mercanti e venditori d'ogni sorte perpetuamente albergano, fan che
il Foro non sia mai solitario. Ognuno dei dodici colonnati han trenta colonne
di granito, con diametro di 15 once; e commettendosi agli atrii degli edifizi
pubblici continuano due portici per la lunghezza di braccia Milanesi 161
1/4 da ciascuna banda. Il largo è di 8 braccia. Ogni colonnato ha
sei casamenti, i quali consistono in due magazzini grandi e due mezzani
sul piano del Foro, con porta innanzi e addietro: sul piano del portico
due botteghe, due loggette, e addietro due camere: e sopra queste altrettante
camere con finestre nel portico; e sopra ancora quattro stanze, due loggette,
e un gabinetto. Ogni quartiere, tale che abbiam detto, ha soffitte abitabili,
ha cantine; e d'ambo le parti ha scale di libero uso. In questi privati
alberghi computiamo che possano alloggiare, senza disagio e con decenza,
mille persone. In tutto il circuito saranno duecento ottantotto magazzini,
cento quarantaquattro botteghe, settantadue cortili.
Dei Monumenti
Qualora gli antichi per memoria di felici avvenimenti fabbricavano
un tempio, un teatro, un portico, vi solevano apporre iscrizioni, che all'età
più lontane rammentassero l'autor dell'edifizio, e il favore de
Numi, e le prosperità della Patria. Ora questo Foro Bonaparte è
come un tempio che Milano e tutto il Reame d'Italia consacra a quell'Uomo
unico, dal quale riconosce libertà e leggi, con certa soperanza
d'armi proprie e di gloria e di perenne felicità. Qui faranno ufficio
d'iscrizioni quattro monumenti, per arte di Scoltura mostrando ai posteri
di quali principj si rinnovasse la fortuna d'Italia. Sino dalla vittoria
di Marengo il Governo della Repubblica Cisalpina invitò gli Artisti
ad immaginare un monumento di onore e di pubblica gratitudine al trionfatore.
Venni a concorso anch'io; e si fece decreto che il mio disegno fosse posto
in effetto. Poi fu per legge ordinato che il monumento si collocasse in
tal parte, che spiccasse con maestà, e dalla frequenza dè
riguardanti avesse onore. Perciò mi è avviso che debba stare
nel Foro, e che sia bene accompagnarlo con altro monumento dedicato ai
valorosi eserciti che il sommo Duce condusse à trionfi, e alla salute
d'Italia Per amore poi dell'euritmia si faranno altri due monumenti. Ne
certo mancherà materia ai felici ingegni che vorranno esercitarsi
ad immaginarli. Intanto non dispiaccia che io qui descriva quanto pensai
intorno al primiero monumento, che fu approvato dalla Consulta Legislativa,
e in quest'opera è da me figurato in disegno. E' di forma circolare
e quadrata: le quali abbiam preferite ad ogni altra, come quelle che danno
miglior vista. Comincia alzarsi da terra per cinque scaglioni, cui s'intramettono
ad uguali distanze quattro zoccoli, con sovra ciascuno altrettante sfingi.
La scalea cresce poi di tre gradi, e finisce in un largo piano; a mezzo
il quale sorge un gran cubo, cui s'appoggiano quattro bacino ad accoglier
dodici canne d'acqua, che pollano d'altrettante teste di leoni a basso
rilievo si i quattro sommi spigoli del cubo. E sovra il cubo s'innalza,
con sua base e cornice, un cilindro avente da opposte parti due iscrizioni.
Fra queste saranno dodici figure sculte (sei per banda) a rappresentare
con emblemi propri le provincie del Reame. Sul cilindro poserà un
tronco di colonna, con groppo di Scoltura: NAPOLEONE MASSIMO PIO FELICE
AUGUSTO PERPETUO INCORONATO DALLA VITTORIA; e appiù la Sfinge, simbolo
d'Egitto, là dove portò l'armi invitte; e un rostro di nave,
che rammenti il maraviglioso ritorno d'Africa a salvar Francia e 'l nostro
Paese.
Edifizio del centro.
Nella nostra idea si mantiene quasi senza mutamento questo antico edifizio,
secondo che avea forma regolare, e non disconvenevole all'intento presente.
La Consulta Legislativa vi assegnò albergo ai soldati dismessi dall'arme.
Essendo parso al nostro Re che quivi potrebbe por la sede il Principato,
stimiamo che dalla nostr'arte debba mostrarsi questo edifizio con aspetto
conveniente a tanta maestà: e per tale intenzione ordinammo la facciata
che nella tavola con proprio titolo si rappresenta.
Del propileo.
Le mura della città, che prima s'interrompevano dalle
fortificazioni ora demolite, si raggiungeranno: saranno disfatte o chiuse
le porte dette Portella e Tanaglia. Venendo di Francia per via di Sempione
si avrà una sola entrata in Milano e nel Foro: e questa entrata
sarà di forma grandiosa.
Pianta del propileo.
Così abbiam disegnato l'ingresso. Due edifizi e due gran piedistalli
in fronte. Gli edifizi accoglieranno gli ufficiali dei dazi, e i soldati
delle guardie. Finiscono in piramide, per due lanterne doriche a foggia
di tempii, dalle quali doppio è l'uso; mandar d'alto il lume nell'interno;
e rischiarar di notte, quasi Faro, la strada che dal propileo comincia.
Doppio ufficio è similmente dato ai piedistalli; in basso esser
vedetta per le scolte; e sostenere in alto due groppi colossali, ornamento
dell'ingresso. Appena fuori del Propileo stanno due colonne miliari, con
inciso l'itinerario nell'una dell'andare, nell'altra del venire, per avviso
e comodo ai viaggiatori.
Strada del Sempione.
La via di Francia vicino un miglio alla città declina dal mezzo
del Foro. Per altrettanta lunghezza si raddrizzerà, e si adornerà
con doppi filari d'alberi; e innanzi al Propileo si allagherà una
piazza; tal che l'entrare abbia del vago e del maestoso.