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CORSO DI RILIEVO DELLíARCHITETTURA
Docente Dott. Arch. Francesco Maglioccola
PROCEDURE DI RILEVAMENTOParte sesta
Dispensa ad uso degli studenti del corso di Diploma Universitario in Edilizia
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Indice degli argomenti affrontati durante le lezioni |
Determinazione della posizione
di un punto mediante la trilaterazione
Parte sesta
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ESEMPLIFICAZIONI APPLICATIVE
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Determinazione della posizione di un punto mediante la trilaterazione | La procedura di rilevamento per trilaterazione è
quella che viene utilizzata per determinare la posizione di un punto rispetto
ad una base nota, considerando il punto come vertice di un triangolo di
cui si conosce un lato - la base nota - e di cui il punto costituisce il
vertice opposto, prelevando le misure degli altri due lati*.
Volendo individuare la posizione di un punto P rispetto ad una base nota AB, si procede nel seguente modo: dopo aver misurato la lunghezza del segmento AB, si misurano le distanze AP e BP del punto P rispettivamente dagli estremi A e B del segmento AB. Nella restituzione grafica sul foglio da disegno si eseguirà la costruzione di un triangolo, nota la lunghezza dei suoi tre lati. Dopo aver tracciato la base, si determina la posizione del punto cercato P con líausilio di un compasso. Posto nel punto A - estremo del segmento AB - il compasso con apertura pari alla lunghezza AP, si tracci un arco di circonferenza per una estensione che presumibilmente interessi la posizione del punto P. Posto nel punto B - il secondo estremo del segmento AB - il compasso con apertura pari alla lunghezza BX, si tracci un arco di circonferenza che vada ad intersecarsi a quello tracciato in precedenza. Il punto di intersezione dei due archi di circonferenza individua univocamente la posizione sul disegno del punto P. *Nota: Un triangolo è univocamente definito quando di esso se ne conoscono le misure dei sui lati. |
Determinazione della posizione di un punto mediante le coordinate ortogonali |
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Determinazione della posizione di un punto mediante le coordinate polari |
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Il rilievo planimetrico di un ambiente quadrangolare eseguito per trilaterazione utilizzando quale strumentazione la fettuccia metrica | Dellíambiente andranno misurate le lunghezze dei quattro
lati ed almeno una diagonale (meglio se entrambe in quanto la misura sovrabbondante
permette la verifica della correttezza delle operazioni di rilievo. Nella
fase di rilievo si procede nel seguente modo (si rimanda al paragrafo nel
quale si è trattato dello schizzo preparatorio alla presa delle
misure, la cui fattura è preliminare a questa fase). Innanzi tutto
bisogna dire che per tale operazione è necessario che gli operatori
del rilievo siano almeno due in quanto dovranno porre gli estremi della
rollina nei punti da rilevare tenendola ben tesa ed in posizione orizzontale.
Individuati i quattro vertici, che indichiamo con A, B, C, D, un operatore
pone lo zero della rollina in uno dei vertici, ad esempio nel punto A,
mentre líaltro operatore tendendo la rollina e portandosi negli altri punti
B, C, D misura le distanze di questi dal punto A ed appuntandoli sullo
schizzo preliminare. Le distanze AB e AC rappresentano i lati dellíambiente,
mentre la distanza AC ne è la diagonale. Analogamente si procede
allorché líoperatore si porterà nel punto B. Verranno quindi
misurate le lunghezze BD e BC e si potrà anche misurare di nuovo
la distanza BA (misura effettuata in ritorno vedi Distanza misurata in
andata ed in ritorno) per evitare che si commettano errori grossolani.
Infine andrà effettuata anche la misurazione del lato CD, anche
se questa misura non è indispensabile per la restituzione del rilievo.
Consigli: Eí buona norma che colui che abbia eseguito lo schizzo preliminare sia lo stesso operatore che poi dovrà appuntarsi le misure del rilievo; questi potrebbe usare una simbologia grafica che semplificando líambiente da rilevare, potrebbe risultare non comprensibile o dare atto a diverse interpretazioni da parte di coloro che dovranno utilizzarlo. Nellíappuntarsi le misure è consigliabile che si utilizzi sempre la stessa unità di misura che deve sempre essere dichiarata in calce al grafico, e approssimare e quindi indicare sempre lo stesso numero di decimali, anche se questi dovessero essere degli zeri in quanto líassenza di un valore numerico potrebbe essere il risultato della dimenticanza nellíappuntarsi la misura o di incertezza del valore numerico. Ad indicare a quale parte del disegno si riferisce la misura prelevata può essere di aiuto líeseguire sullo schizzo delle linee di quotatura con gli estremi che indicano con una freccia od una tacca i punti ai quali e riferita. Il valore numerico della misura sarà posto a ridosso o in modo da interrompere la suddetta linea. Líuso del colore per tracciare queste linee rendendo maggiormente evidente la distinzione tra queste e le linee del contorno da rilevare, rappresentano anche un modo per appuntarsi quali sono le misure necessarie alla restituzione del rilievo. |
Restituzione planimetrica tramite uso delle squadre e compasso | Si tracci sul foglio da disegno, nella scala stabilita,
un segmento della lunghezza del lato AB: questo rappresenta la base dalla
quale partire per la rappresentazione dellíambiente rilevato (i punti A
e B sono detti fissi in quanto vengono fissati a priori e non modificano
la loro posizione). La distanza AB, se misurata in andata e ritorno, potrà
essere calcolata quale media dei due valori rilevati. Posto nel punto A
- estremo del segmento AB - il compasso con apertura pari alla lunghezza
AC, si tracci un arco di circonferenza per una estensione che presumibilmente
interessi la posizione del punto C. Posto nel punto B - il secondo estremo
del segmento AB - il compasso con apertura pari alla lunghezza BC, si tracci
un arco di circonferenza che vada ad intersecarsi a quello tracciato in
precedenza. Il punto di intersezione dei due archi di circonferenza individua
univocamente la posizione sul disegno del punto C. Analogamente si procede
per determinare la posizione del punto D. Terminata questa operazione avremo
sul foglio da disegno, oltre al segmento base AB, i punti C e D. Quale
operazione di verifica andremo a controllare se la distanza CD sul grafico
sia equivalente a quella rilevata e che fino ad ora non era stata utilizzata
nella restituzione. Nel caso si riscontri incongruenza tra i valori bisognerà
agire in funzione dellíentità dellíerrore. Se líentità
dellíerrore risulta accettabile non si apporteranno modifiche al
grafico, se invece esso risulta non accettabile bisognerà rivedere
la costruzione effettuata fino ad arrivare al caso limite di ripetere líoperazione
di misurazione, limitandola però ai casi dubbi o non risolti.
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Distanza misurata in andata ed in ritorno | Una distanza di dice misurata in andata, quando misurando
un segmento AB si parte dal punto A ponendo lo zero dello strumento misuratore
e ci si dirige in direzione del punto B. Si dice, invece, misurata in ritorno
quando la stessa misura viene ripetuta partendo stavolta però dal
punto B e ci si dirige in direzione del punto A. Eí chiaro che una misura
in ritorno presuppone che ci sia stata una misura in andata. La procedura
di effettuare misure in andata e ritorno è utile per controllare
se si sia incorsi in errore quando si è effettuata la prima misurazione.
Essa risulta di fondamentale importanza qualora si debba misurare distanze
che costituiscono poi delle basi dalle quali partire nella fase di restituzione
del rilievo.
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Restituzione planimetrica tramite uso di squadre e goniometro | Omissis
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Il rilievo di una scala | Nel caso della scala andrà eseguito il rilievo
dellíintero volume definito dal vano in cui è inserita la scala.
In questo caso al rilievo della piantadovrà esser affiancato il
rilievo dellíalzato procedendo nel seguente modo. Gli elementi fondamentali
che compongono una scala sono: il vano nel quale è inserita, il
piano di partenza, il piano di arrivo, le rampe, i gradini. Innanzi tutto
bisogna rilevare il vano all'interno del quale è inserita la scala.
Per far ciò si può operare il rilievo con il metodo della
trilaterazione, solo che in questo caso il piano nel quale è contenuto
il sistema di misure orizzontali sarà posto alla quota più
consona rispetto al piano di partenza ed a quello di arrivo.
Si prendono le misure parziali dei singoli gradini (che andranno progressivamente numerati) almeno per l'estensione di una rampa. Di essi si misurerà l'alzata e la pedata. Si misurerà la lunghezza totale della rampa. Un operatore posiziona un estremo della lenza (o la rollina) appoggiato sul primo ripiano di riposo allorché questo sia posto ad una quota non eccessiva relativamente al piano di partenza. Un secondo operatore, tenendo tesa la lenza, si porta sul punto corrispondente verticalmente all'estremo del primo gradino. A questo punto il terzo operatore utilizzando la livella da muratore indicherà al secondo di alzare o abbassare la lenza fino a renderla orizzontale. L'operazione può essere semplificata se il livello da muratore viene posto in bolla direttamente sul pianerottolo, così il primo operatore si occuperà dell'orizzontalità della lenza (o rollina). Tutti gli elementi rilevati dovranno essere riferiti al sistema generale di riferimento, dopodiché si passerà al rilievo dei particolari. |
La costruzione dellíasse di riferimento per una scala | Omissis
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Restituzione planimetrica tramite uso di squadre e goniometro
- omissis
Il rilievo di una scala - omissis La costruzione dellíasse di riferimento per una scala - omissis Rilievo dell'accesso - omissis Rilievo dell'androne - omissis Rilievo del cortile - omissis Rilievo della scala - omissis Rilievo del portale - omissis Rilievo di una finestra/balcone - omissis Rilievo dei particolari (La pavimentazione - scala da 1:20 a 1:1- Cornici - ecc.) - omissis Il rilievo delle altezze - omissis La misurazione di una bugna - omissis |
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Il rilievo di una colonna di ordine toscanico | Oggetto: colonna di ordine toscanico
Strumenti: Doppio metro, Rollina, Filo a piombo Attrezzatura: Procedura: Si esegue lo schizzo preparatorio. Su questo viene elaborato
il progetto di rilievo. Supponendo di dover rilevare la colonna con il
metodo delle ascisse e delle ordinate si procede nel modo appresso descritto.
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Il rilievo e la restituzione per il restauro ed il consolidamento | Ai fini della definizione del progetto di restauro o
di consolidamento dei manufatti architettonici, onde accertarne la
loro capacità di resistere alle sollecitazioni derivanti dai carichi
esistenti o di progetto cui saranno sottoposte, sono indispensabili operazioni
di rilievo che richiedono particolare attenzione. In questo caso sono indispensabili
sia un alto grado di precisione degli strumenti che una idonea preparazione
tecnica degli operatori. Ciò che interessa individuare è
soprattutto come nel tempo la conformazione delle masse architettoniche
abbia subito alterazioni o che ne possa subire senza riportare danni:
oggetto di indagine sono così gli spostamenti e le deformazioni.
Le procedure di rilievo, in questo caso, sono di due tipi: una prima, in cui il rilievo viene ripetuto in tempi diversi per consentire un controllo a posteriori delle strutture, ed una seconda in cui lo strumento rilevatore segue nel tempo il movimento dellíelemento da misurare. Qui di seguito sono elencati alcuni degli strumenti che consentono sia la misurazione delle fessurazioni che delle deformazioni. Non sono indicati gli strumenti semplici di misurazione, quali líuso della matita con la quale si segna, datandoli, gli estremi di una fessura e che quindi dà una indicazione del movimento, il righello, il filo a piombo, ecc. che consentono, per questo specifico settore, misurazioni con approssimazioni elevate, quantunque offrano una prima possibilità di lettura dello stato di degrado in atto. |
Il rilievo per il collaudo statico delle strutture | Si intende qui definire uníindagine finalizzata al collaudo
di una struttura, prescindendo sia dallíindagare su cosa abbia reso necessario
effettuare tale indagine, che dallíinterpretazione dei risultati del nostro
rilievo, rimandando per questi argomenti agli studi della scienza delle
costruzioni.
Líindagine conoscitiva deve portare a capire, innanzi tutto, il sistema strutturale dellíedificio analizzato e del suo funzionamento statico, attuata sia attraverso líinterpretazione delle forme che dei materiali costruttivi (quali muratura, legno, cemento armato, acciaio). Per poter verificare líidoneità delle strutture
a resistere ai carichi di esercizio è necessario sottoporre a prove
che simulino condizioni di carico e ne verifichino il comportamento congruente
ai dettami della scienza delle costruzioni.
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La documentazione del degrado | Líapproccio allíanalisi ed alla documentazione dello
stato di degrado delle superfici esterne degli edifici presuppone in prima
istanza la definizione della tipologia di degrado che si vuole trattare.
Tralasciando il caso in cui il degrado sia conseguenza di mutate esigenze
funzionali1, o di condizioni statiche alterate2, e soffermandosi sulle
alterazioni formali/materiali3, ulteriore passo da fare é la scelta
in merito al livello di approfondimento che si intende raggiungere nella
descrizione del fenomeno. A tale scelta si pongono due possibili alternative
costituite da fasi di approfondimento tra loro interrelate. Allíindagine
sullíedificio nel suo complesso, fà da riscontro il soffermarsi
sullíindagine delle singole parti. Da un lato líesame del quadro complessivo
induce ad articolare il discorso relazionandolo al caso analogo, così
da riferirsi alla norma generale; dallíaltro líanalisi del caso singolo,
o di un insieme di episodi singolari, conduce alla definizione di una casistica
puntuale. Da una parte vige la norma, che deve conservare la sua struttura/guida,
ed alla quale ogni esempio deve necessariamente riferirsi; dallíaltra il
caso puntuale che svolge un ruolo autonomo allíinterno della norma generale.
Nellíapplicazione dellíuna o dellíaltra modalità descrittiva si
possono verificare a) casi in cui líapplicazione della norma generale,
costituendo elemento catalizzante, a cui tutto deve riferirsi senza ammettere
deroghe per i possibili adattamenti, assume la connotazione di operazione
estremistica; e b) casi in cui, agendo in maniera autonoma e senza riferimento
al quadro complessivo, vada attuandosi una frantumazione della norma facendole
perdere il suo carattere di struttura/guida. Líuno o líaltro estremo, che
si rendono possibili in assenza di regole dichiarate, dipendono strettamente
dalle esigenze descrittive e di rappresentazione del degrado. A stemperare
tali estremismi, la descrizione del fenomeno potrà esplicitarsi
articolandosi necessariamente in un primo, sia pure schematico, quadro
complessivo, per poi passare alla successiva definizione del singolo caso
specifico. Così, quando líapplicazione della norma è relativa
ad un quadro unitario, anche la norma stessa risulterà unitaria.
Viceversa, in presenza di un complesso non unitario, i casi puntuali si
articoleranno secondo modalità differenti, sia pure seguendo le
linee guida di una unica logica. Líoperazione verrà allora ricondotta
alla ricerca della classificazione del degrado, utile a permetterne una
sua rilettura secondo la logica indicata. Ciò a cui deve tendere
dunque líoperazione di rilievo e di rappresentazione del degrado materico
- nonostante líapparire o meno del degrado come valore assoluto, e nonostante
siano presenti o meno singoli episodi di degrado-, è di restituire
il continuo flusso di informazioni che porta dal particolare al generale
e viceversa, non limitandosi ad indicarne gli estremi.
La rappresentazione del degrado materico utilizza prevalentemente i seguenti modi: 1. uso di segni grafici che imitano la composizione e la grana dei materiali degradati, ed uso di testi scritti, quali annotazioni e didascalie, che ne integrano la lettura. 2. uso di segni grafici non mimetici, quali campiture, schemi, simboli, ideogrammi sovrapposti al disegno/base di rilievo o di progetto. 3. uso di immagini fotografiche. 4. uso di tecniche informatiche, con cui si rielaborano le immagini grafiche e fotografiche tramite sovrapposizione od integrazione. Un passo avanti verso la normalizzazione della rappresentazione del degrado è stato compiuto allorchè, per iniziativa congiunta del Consiglio Nazionale delle Ricerche (C.N.R.) e dellíIstituto Centrale per il Restauro (I.C.R.), è stata istituita la commissione denominata Normal avente il fine, tra gli altri, di studiare specificamente líalterazione dei materiali lapidei e i relativi trattamenti conservativi. La commissione pubblica le raccomandazioni contenenti anche indicazioni sulle modalità di rapprentazione del degrado materico. 1 Degrado funzionale. 2 Degrado strutturale individuabile per es. nel quadro fessurativo e di dissesto. 3 Degrado materico, che, strettamente dipendente dalla qualità dei materiali da costruzione prende il nome di degrado materico, così in dipendenza del particolare materiale vi é una specifica elencazione di degrado. Fa parte di questa categoria il degrado del colore. |
Lessico per la descrizione delle alterazioni e degradazioni macroscopiche dei materiali lapidei. Documento 1/88. Raccomandazioni NORMAL, CNR-ICR | Alterazione cromatica
Alterazione che si manifesta attraverso la variazione di uno o più parametri che definiscono il colore: tinta (hue) chiarezza (value) saturazione (chroma). Può manifestarsi con morfologie diverse a seconda delle condizioni e può riferirsi a zone ampie o localizzate.Alterazione cromatica Alterazione che si manifesta attraverso la variazione di uno o più parametri che definiscono il colore: tinta (hue) chiarezza (value) saturazione (chroma). Può manifestarsi con morfologie diverse a seconda delle condizioni e può riferirsi a zone ampie o localizzate.Concrezione Deposito compatto generalmente formato da elementi di estensione limitata sviluppato preferenzialmente in una sola direzione non coincidente con la superficie lapidea. Talora può assumere forma stalattitica o stalagmitica.Crosta Strato superficiale di alterazione del materiale lapideo o dei prodotti utilizzati per eventuali trattamenti. Di spessore variabile, è dura, fragile e distinguibile dalle parti sottostanti per le caratteristiche morfologiche e spesso per il colore. Può distaccarsi anche spontaneamente dal substrato che, in genere, si presenta disgregato e/o pulverulento.Degradazione differenziale Degradazione da porre in rapporto ad eterogeneità di composizione o di struttura del materiale tale quindi da evidenziarne spesso gli originali motivi tessiturali o strutturali.Deposito superficiale Accumulo di materiali estranei di varia natura, quali, ad esempio, polvere, terriccio, guano, ecc. Ha spessore variabile e, generalmente, scarsa coerenza e aderenza al materiale sottostante.Disgregazione Decoesione caratterizzata da distacco di granuli o cristalli sotto minime sollecitazioni meccaniche.Distacco Soluzione di continuità tra strati superficiali del materiale, sia tra loro che rispetto al substrato; prelude in genere alla caduta degli strati stessi. Il termine si usa in particolare per gli intonaci e i mosaici. Nel caso di materiali lapidei naturali le parti distaccate assumono spesso forme specifiche in funzione delle caratteristiche strutturali e tessiturali, e si preferiscono allora voci quali crosta (v.), scagliatura (v.), esfoliazione (v.).Efflorescenza Formazione di sostanze generalmente di colore biancastro e di aspetto cristallino o pulverulento o filamentoso sulla superficie del manufatto. Nel caso di efflorescenze saline la cristallizzazione può talvolta avvenire allíinterno del materiale provocando spesso il distacco delle parti più superficiali: il fenomeno prende allora il nome di criptoefflorescenza o subefflorescenza.Erosione Asportazione di materiale dalla superficie dovuta a processi di natura diversa. Quando sono note le cause di degrado, possono essere utilizzati anche termini come erosione per abrasione o erosione per corrasione (cause meccaniche), erosione per corrosione (cause chimiche e biologiche), erosione per usura (cause antropiche).Fratturazione o fessurazione Degradazione che si manifesta con la formazione di soluzioni di continuità nel materiale e che può implicare lo spostamento reciproco delle parti.Incrostazione Deposito stratiforme compatto e generalmente aderente al substrato composto da sostanze inorganiche o da strutture di natura biologica.Lacuna Caduta e perdita di parti di un dipinto murale con messa in luce degli strati di intonaco più interni o del supporto (v. anche mancanza)Macchia Alterazione che si manifesta con pigmentazione accidentale e localizzata della superficie; è correlata alla presenza di materiale estraneo al substrato (per esempio: ruggine, sali di rame, sostanze organiche, vernici).Mancanza Caduta e perdita di parti. Il termine generico si usa quando tale forma di degradazione non è descrivibile con altre voci del lessico. Nel caso particolare degli intonaci dipinti si adopera di preferenza lacuna (v.).Patina Alterazione strettamente limitata a quelle modificazioni naturali della superficie dei materiali non collegabili a manifesti fenomeni di degradazione e percepibili come una variazione del colore originario del materiale. Nel caso di alterazioni indotte artificialmente si usa di preferenza il termine patina artificiale.Patina biologica Strato sottile, morbido e omogeneo aderente alla superficie e di evidente natura biologica, di colore variabile, per lo più verde. La patina biologica è costituita prevalentemente da microrganismi cui possono aderire polvere, terriccio, ecc.Pellicola Strato superficiale di sostanze coerenti fra loro ed estranee al materiale lapideo. Ha spessore molto ridotto e può distaccarsi dal substrato, che in genere si presenta integro.Pitting Degradazione puntiforme che si manifesta attraverso la formazione di fori ciechi numerosi e ravvicinati. I fori hanno forma tendenzialmente cilindrica con diametro massimo di pochi millimetri.Polverizzazione Decoesione che si manifesta con la caduta spontanea del materiale sotto forma di polvere o granuli.Presenza di vegetazione Locuzione impiegata quando vi sono licheni, muschi e piante.Rigonfiamento Sollevamento superficiale e localizzato del materiale, che assume forma e consistenza variabili.Scagliatura Degradazione che si manifesta col distacco totale o parziale di parti (scaglie) spesso in corrispondenza di soluzioni di continuità del materiale originario. Le scaglie costituite generalmente da materiale in apparenza inalterato hanno forma irregolare e spessore consistente e disomogeneo. Al di sotto possono essere presenti efflorescenze (v.) o patine biologiche (v.). |
Il rilievo dei cromatismi: sistemi di prelievo e modalità di restituzione | Omissis
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Il colore | Omissis
Descrizione del colore (Codice Munsell, ICC, Ö) - Omissis Materiali e colore - Omissis Strumenti per il rilievo del colore: spettrofometro - Omissis Modalità di restituzione del colore: metodi tradizionali (acquerelli, tinture, smalti, vernici) e nuove tecnologie (líelaboratore elettronico, la stampa digitale) - Omissis |
I costi del rilievo | Il costo di un rilievo viene determinare prendendo in
considerazione sia i costi delle apparecchiature (noleggio od acquisto)
che la valutazione economica delle attività di rilievo. A parte
le valutazioni che si basano sulla vacazione (costo orario degli operatori)
legata alla professionalità ed al titolo degli stessi, influisce
sul costo anche le differenti modalità di rappresentazione che verranno
richieste. A titolo esemplificativo si riportano alcune voci relative al
rilievo prelevate dal manuale di recupero (Edizioni genio civile http://www.build.it/dei/rilievo.htm
Last Updated: 27/6/95).
A85001Rilievo fotogrammetrico numerico di prospetto, eseguito
tramite prese fotogrammetriche con restituzione stereoscopica al tratto,
quote altimetriche (profondità) in quantità non inferiore
a tre per parametro. Registrazione numerica delle coordinate su files ASCII
e supporti magnetici convenzionali, con codifica dei materiali costituenti
l'oggetto.
A85002Rilievo fotogrammetrico di prospetto, eseguito tramite
prese fotogrammetriche con restituzione analogica stereoscopica al
tratto, quote altimetriche (profondità) in quantità non inferiore
a tre per parametro compreso il disegno finale, ricognizione sul posto,
approntamento dell'originale da riproduzione, copia su poliestere e 3 copie
cianografiche.
A85003 Rilievo fotogrammetrico di volte, eseguito tramite
prese fotogrammetriche con restituzione analogica stereoscopica al
tratto, quote altimetriche (profondità) in quantità non inferiore
a tre per parametro compreso il disegno finale, ricognizione sul posto,
approntamento dell'originale da riproduzione, copia su poliestere e 3 copie
cianografiche.
A85004 Rilievo per raddrizzamento di prospetto, eseguito
mediante esecuzione di presa fotogrammetrica, con raddrizzamento tramite
strumento idoneo e lucidatura diretta di fotogramma raddrizzato, compreso
approntamento dell'originale da riproduzione, copia su poliestere e 3 copie
cianografiche.
A85005 Rilievo ortofotogrammetrico di prospetto, eseguito mediante prese fotogrammetriche con restituzione ortofotografica e curve di livello, compreso approntamento dell'originale da riproduzione, copia su poliestere e 3 copie cianografiche. A85005a scala di restituzione 1:200 mq
4.350
A85006 Rilievo ortofotogrammetrico di volte, eseguito
mediante prese fotogrammetriche con restituzione ortofotografica e curve
di livello, approntamento dell'originale da riproduzione, copia su poliestere
e 3 copie cianografiche.
A85007 Rilievo diretto di prospetto, eseguito tramite
metodi tradizionali, compreso il disegno finale, il nolo dei ponti necessari
e l'approntamento dell'originale da riproduzione, copia su poliestere e
3 copie cianografiche.
A85008 Rilievo diretto di piante di edifici, eseguito
tramite metodi tradizionali, con inquadramento generale topografico per
poligonazione, trilaterazione e triangolazione, compreso il disegno finale
e l'approntamento dell'originale da restituzione, copia su poliestere e
3 copie cianografiche.
A85009 Rilievo fotogrammetrico di dettagli, eseguito tramite
prese fotogrammetriche con restituzione stereoscopica al tratto, quote
altimetriche (profondità) in quantità non inferiore a tre
per parametro compreso il disegno finale, ricognizione sul posto e l'approntamento
dell'originale da riproduzione, copia su poliestere e 3 copie cianografiche.
A85010 Compenso ai rilievi fotogrammetrici per l'esecuzione
di curve di livello:
A85011 Compenso ai rilievi fotogrammetrici per l'esecuzione
di profili verticali o orizzontali eseguiti tramite rilevamento di quote
in profondità.
ANALISI DI DEFORMAZIONI STRUTTURALI
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Elementi di teoria dell'errore | Omissis
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Parametri che definiscono l'incertezza nel rilievo | - incertezza intrinseca dipendente dalla natura dell'oggetto
da misurare (es. il non perfetto parallelismo tra le pareti di una stanza
che non si verifica e si da per scontato). Qualora si assumono dei valori
senza una opportuna verifica si possono commettere errori dei quali non
ce ne accorgiamo. As esempio se nel rilevare un ambiente di forma regolare
con pareti poste in pianta secondo un rettangolo facciamo a meno di prelevare
le misure diagonali dando per scontato il parallelismo delle pareti, potremmo,
in fase di restituzione ottenere un quadrilatero che non corrisponde al
reale, in quanto non avremo rombo
- stato dell'oggetto da misurare (umidità, temperatura influiscono sulle dimensioni dell'oggetto da misurare). - procedimento di misurazione impiegato (ad ogni procedimento corrisponde un diverso grado di incertezza. Ad esempio due metri accostati o un'unica asta rigida. - strumento di misura impiegato. - operatore. |
Parametri che definiscono l'incertezza nel disegno di rilievo ed errore di graficismo | Omissis
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Errore intrinseco di graficismo | Scala +- Errore ammissibile
1/10 errore +- cm 0.2/0.3
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La verifica dei rilievi | Dopo la fase della redazione degli elaborati grafici
è necessario che ne consegue un'altra nella quale, con gli elaborati
grafici prodotti, e con i dati di rilievo come supporto si debba procedere
alla verifica dei risultati ottenuti. In sede didattica questa si identifica
con le correzioni frutto dell'incontro con il corpo docente, ovvero con
una persona culturalmente preparata a riconoscere procedure e rappresentazioni
appropriate, con l'ausilio di immagini fotografiche, di esiti delle ricerche
di archivio, dei dati di rilievo, cioè con la visione di tutti i
dati utilizzati per pervenire a quella determinata restituzione grafica.
Revisione con chi conosce l'edificio o per visione diretta o per il proprio
bagaglio culturale, per la tipologia dell'edificio ecc. Ancora la verifica
può avere carattere professionale qualora venga effettuata da amministrazioni
pubbliche, o da rappresentanti di queste che siano chiamati a verificare
le varie fasi di lavoro. A tale operazione gioverà il mettere a
disposizione, tramite una relazione allegata, un testo che renda possibile
riconnettere le ricerche di archivio allo studio diretto del manufatto.
La verifica di errate interpretazioni formali può essere effettuata
tramite il raffronto della rappresentazione grafica con quella fotografica
del manufatto, ovvero con modelli simili utili a ricondurre il manufatto
stesso ad un determinato momento storico dellíarchitettura.
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Cenni sullíuso della fotografia nel rilievo architettonico. | FARE RIFERIMENTO AL FASCICOLO: L'INTERESSE ARCHITETTONICO
SUL PIANO. LA PRESA DEI DATI DA IMMAGINI PIANE.
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Interpretazione metrica della fotografia, nozioni di base per la restituzione prospettica e la fotogrammetria. | FARE RIFERIMENTO AL FASCICOLO: L'INTERESSE
ARCHITETTONICO SUL PIANO. LA PRESA DEI DATI DA IMMAGINI PIANE.
|
Parte sesta
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